La chiamano anche strigoli, stregoli, verzit, bubbolini, erba sciupeta, cauliceddi e in tanti altri ancora.
La Silene ha un'infinità di nomi dialettali perché in tutte le regioni vengono raccolte le foglioline, lanceolate, un po' cerose, d'un verde glauco e dal gusto delicato di questa umile piantina che se ne sta confusa nel prato.
Ma quando fiorisce diventa gloriosa con i fiori bianchi che fanno capolino da vistosi calici rigonfi come una botticella e che scoppiano allegramente se premuti sulla mano.
Per questa botticella la pianta è dedicata a Sileno, saggio, ma godereccio e panciuto dio della natura selvaggia.
La raccolta è facilissima perché tutti i prati, dal piano alla collina, ne sono ricchi e spesso la pianta cresce anche sui muretti a secco.
Avendo ancora dei dubbi, basta sfregare le foglie tra le dita e sentire il classico sfrigolio simile a quello della verza.
Sin che la pianta non è fiorita si raccoglie la parte alta del fusto, quando è in fiore si staccano le foglioline una ad una.
Si può usare: cruda in insalata; lessata o stufata sia da sola che con altre erbe spontanee o coltivate condita con olio e limone; negli gnocchi e nella pasta verdi; nel ripieno dei ravioli; nelle frittate e nelle frittelle; nelle torte salate; nelle minestre primaverili con tante altre erbe; nelle minestre con orzo e altri cereali;
nel risotto e nel condimento della pasta.
C'è anche la sagra degli strigoli che si svolge ogni anno a Galeata, in provincia di Forlì-Cesena.